martedì 16 settembre 2008

Da questo mese il lunedi letterario anche sul mio blog

Ho deciso, dopo qualche settimana, di riprendere quanto scritto su ICN-NEWS da me per il lunedi letterario. Ecco quello della scorsa settimana.

 

La figura “unica” di Giovanni Battista.

Quando si leggono i Vangeli, ognuno, credenti e non credenti, pone attenzione soprattutto agli episodi della vita di Gesù, ai racconti che egli faceva ed, eventualmente, alla sua morte ed alla sua Risurrezione. Pochi si soffermano sulla parte iniziale dell’opera di Gesù sulla terra e sui protagonisti di questa prima parte della sua vita, un po’ perché i Vangeli non ci dicono molto, un po’ perché lo riteniamo meno importante.

La figura di Giovanni di Battista, in una lettura di questo tipo, risulta marginalizzata e, da molti di noi, è ricordato soprattutto come colui che ha battezzato Gesù. Scrivere oggi un testo su questo personaggio è quindi non facile, sia per la poca attenzione che anche i credenti danno a lui, sia perché le informazioni che ci giungono dai Vangeli risultano essere piuttosto scarne.

Negli ultimi decenni, però, le ricerche sul cosiddetto mediogiudaismo, ovvero il periodo ebraico in cui Gesù e Giovanni hanno vissuto, hanno ampliato le loro conoscenze, grazie sia ai ritrovamenti fatti a Qumran nel Mar Morto, sia grazie ad una lettura più accurata dei cosiddetti apocrifi dell’Antico Testamento, in particolare delle varie apocalissi apocrife che si erano formate e che erano lette proprio nel periodo in cui si sono svolti gli avvenimenti raccontati nei Vangeli.

A dare un contributo fondamentale per una rilettura complessiva del periodo, oltre che studiosi stranieri, sono stati anche gli italiani e, in particolare, Paolo Sacchi è stato uno di coloro che hanno rivisitato questo periodo storico e che ha scritto importanti contributi sull’argomento.

Suo “allievo” evangelico negli ultimi anni è stato Eric Noffke che, dopo essersi occupato in un interessante volume di introdurre la letteratura mediogiudaica, ha pubblicato, per i tipi della Claudiana il volume Giovanni Battista. Un profeta esseno? L’opera e il messaggio di Giovanni nel suo contesto storico.

La ricerca di Noffke si allinea a quelle sul Gesù storico e cerca di tracciare un quadro preciso del periodo in cui era inserita la figura di Giovanni, della novità, ma, allo stesso tempo, della continuità del suo messaggio rispetto all’epoca in cui viveva, di come possiamo considerare la sua figura e di che relazione ci sia tra lui e Gesù.

Il libro, dopo aver enunciato in un capitolo iniziale quali sono i metodi e le fonti che sono stati utilizzati per l’analisi, inizia cercando, sulla base delle fonti in nostro possesso, di stabilire alcune dei tratti fondamentali della vita di Giovanni, della sua provenienza (di stirpe sacerdotale) e delle azioni che lo portarono alla condanna a morte da parte di uno dei figli di Erode. L’analisi, fatta in poche e stringate pagine che non si basano solo sulla testimonianza dei vangeli ma anche su quello che viene affermato da Giuseppe Flavio, traccia un profilo del personaggio che va al di là dell’aura misteriosa che, talvolta, sembra avvolgerlo nel Nuovo Testamento.

I capitoli successivi servono a scoprire i tre aspetti salienti dell’ambiente in cui Giovanni è vissuto e di cui solitamente abbiamo poche informazioni. Il primo riguarda lo sfondo storico: Giovanni vive in un periodo di crisi, dove l’Impero Romano cerca di far sentire, dopo la morte di Erode il Grande (già visto da molti Giudei come un usurpatore), il suo peso e vuole “uniformare” la vita della Palestina a quella del resto dell’Impero. I Giudei, come si sa, reagiranno a questo tentativo di acculturazione forzata e scoppierà una rivolta endemica cui anche Giovanni assiste. Accanto alla rivolta vera e propria, come secondo punto, Noffke mostra come l’insegnamento del Battista si inserisca all’interno di una serie di “fiammate” escatologiche che avevano fatto già intravedere l’idea dell’attesa di un giudizio finale o di una resa dei conti con l’Impero. Questo sguardo agli ultimi tempi aveva portato alla produzione di una serie di scritti, le cui caratteristiche ispireranno sia il biblico libro dell’Apocalisse sia le predicazioni di Giovanni e di Gesù. Il terzo aspetto riguarda la discussione sul profetismo all’epoca di Giovanni: al contrario di quello che pensano gli studiosi tradizionalisti, Noffke afferma che il profetismo era un fenomeno che non era mai tramontato e che non si era estinto con l’ultimo dei profeti scrittori, ma che era continuato anche con profeti la cui predicazione aveva caratteristiche maggiormente escatologiche e che erano riconosciuti come tali almeno a livello popolare. Questo “clima” fece sì che la predicazione di Giovanni avesse un notevole successo.

La parte centrale del testo analizza il messaggio di Giovanni che è enucleato in tre principali tematiche. Il primo tema è quello dell’avvento del Regno. Giovanni, sulla scia del messianismo dell’epoca, riteneva che il Regno di Dio fosse vicino e l’avvento del Messia fosse imminente. L’A. ritiene che egli stesso con tutta probabilità non si riteneva il Messia, ma sicuramente era una figura profetica importante e critica per l’epoca e che da alcuni, che divennero suoi discepoli, era visto come Messia. Il secondo tema è quello dell’appello etico di Giovanni: il profeta riteneva che il messaggio dell’avvento del Regno dovesse avere come conseguenza una revisione del proprio comportamento: ciò, al contrario di altri “Messia” dell’epoca non implicava una rivolta pratica nella società, quanto un comportarsi in maniera giusta restando al proprio posto. Giovanni sembra voler essere la “coscienza critica” della sua epoca (come del resto avevano fatti diversi profeti nell’Antico Testamento) e per questo paga con la vita, dopo l’arresto da parte di Erode. Il terzo aspetto del messaggio di Giovanni è quello dell’insegnamento del battesimo di ravvedimento. Questo suo insegnamento è totalmente originale, in quanto, all’epoca, nonostante il ricorso da parte di alcuni gruppi (come quello degli Esseni) a frequenti abluzioni purificatorie (talvolta anche con immersioni totali), nessuno predicava un’immersione unica che simboleggiasse la purificazione dai propri peccati. Proprio quest’aspetto, insieme con quello dell’avvento del Regno, saranno ripresi dal cristianesimo.

Gli ultimi capitoli sono dedicati proprio a cercare di capire quale rapporto vi è stato tra Gesù e Giovanni e dove si può inserire, all’interno del variegato mondo del mediogiudaismo la figura del Battista. Per Noffke è scontato che Gesù sia stato un discepolo di Giovanni per un certo tempo e il racconto del suo battesimo, insieme alla predicazione del Regno lo attesterebbe. Resta il dubbio, da un punto di vista storico, di quale fosse la coscienza reale di Giovanni su chi fosse colui che aveva battezzato. L’A., seguendo il metodo storico-critico, non ritiene che Giovanni abbia mai affermato in maniera categorica che egli non fosse degno di sciogliere i calzari a Gesù, ma non può non affermare che il nesso tra i due appare molto forte. Per quanto riguarda la sua collocazione storica, Noffke, al contrario di molti studiosi che hanno cercato di vedere in Giovanni un Esseno, ritiene che il suo messaggio pubblico non si possa rifare alla comunità essena di Qumran, troppo chiusa e settaria, ma che sia direttamente collegabile al libro di Enoc che, secondo Sacchi, rispecchierebbe le idee di un essenismo moderato (o forse di qualche scuola farisaica dell’epoca) cui lo stesso Giovanni, almeno in una fase iniziale avrebbe fatto parte.

Il libro va letto soprattutto per la ricchezza dei materiali presentati, per la conoscenza che l’A. dimostra degli scritti e delle fonti dell’epoca mediogiudaica e per l’attenzione posta ad un personaggio con cui anche i credenti non hanno molta dimestichezza. Si tratta di un testo che ha scopo divulgativo e che quindi è agevole nella lettura. Forse un minore intercalare delle numerose citazioni dagli scritti apocrifi dell’epoca con un semplice rimando riassuntivo, lo avrebbe reso di più facile lettura. Due critiche però vanno mosse: nonostante l’impostazione post-critica, l’A. comunque usa il metodo storico-critico in maniera tradizionale quando vuole; l’altra critica è sulla conclusione che, seppur condivisibile e chiaramente dimostrata attraverso tutto il lavoro del saggio, appare affrettata nella sua parte espositiva.

Nessun commento: